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Guido Verona (che
poi avrebbe assunto il nome d'arte
di Guido da Verona), nacque a Saliceto Panaro (Modena) nel 1881.
Pubblicò il suo primo romanzo, Colei che non si deve amare,
nel 1911; seguirono Mimi Bluette fiore del mio giardino (1918),
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
(1920), e molti altri romanzi, tutti coronati da ampio successo di
pubblico. Nel 1929 pubblicò la parodia dei Promessi Sposi, suscitando
vivaci reazioni per la satira al fascismo, mai esplicita, ma ben
percepibile dal lettore dell'epoca e ancor più dalla censura.
Era una cosa che un ebreo avrebbe fatto meglio ad evitare, ma Guido da
Verona, dietro lo stile leggero dell'arguto scrittore alla moda, che
così bene sapeva interpretare le fantasie snob ed erotiche della
borghesi del suo tempo, proveniva dalla scuola di Anatole France e
Umberto Notari (anch'egli processato per il libro Quelle Signore
e osteggiato per Dio contro Dio ) ed aveva alto il senso del
proprio diritto umano alla liberà di pensiero.
Venne perseguitato, persino aggredito e poi, nel 1939, di fronte alle
più dirette persecuzioni razziali, si suicidò.
Di fronte a tanto coraggio morale, che lo pone anni luce al di sopra
dell'altro ebreo Pitigrilli (Dino Segre), spia del fascismo contro gli
ebrei, ma che, riciclatosi come buon cattolico, campò fino ad 82 anni,
si deve riconoscere che l'umorismo ironico di Guido da Verona era il
prodotto della sua intelligenza e sensibilità, ben diverso dal sarcasmo
amorale e qualunquistico del Pitigrilli.
Ripropongo quindi la sua parodia dei Promessi Sposi, cosciente
provocazione al regime, ricca di battute e trovate che ne farebbero
ancor oggi un libro di amena lettura, se non fosse per l'eccessiva
lunghezza. A riprova della regola che il far ridere è molto più
difficile che non lo scrivere storie lacrimose.
Il libro è in formato PDF di circa 700 KB.
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