|
TESTAMENTUM PORCELLI
Traduzione di E. Mori
L'autore di questo scritto è ignoto e si pensa
sia vissuto attorno
all'anno 350 d. C. Lo cita
San Gerolamo nella prefazione al commentario ad Isaia raccontando che
veniva letto dagli studenti delle
scuole, tra grandi risate (vedi anche Erasmo, nell'introduzione
all'Elogio della Pazzia). Nulla vieta di
ritenere che sia molto più antico, considerando quanto il linguaggio
popolare divergesse dal latino
dotto.
TESTAMENTUM PORCELLI
|
IL TESTAMENTO DEL MAIALE
|
Incipit testamentum porcelli.
M. Grunnius Corocotta porcellus
testamentum fecit. Quoniam manu mea scribere non potui, scribendum
dictavi.
|
Inizia il testamento del maiale
Il sottoscritto M. Grugno Corocotta
(1), maiale,
ha fatto testamento. E non potendolo scrivere di mano sua, lo ha
dettato affinché venisse scritto.
|
Magirus cocus dixit: "veni huc,
eversor domi, solivertiator, fugitive porcelle, et hodie tibi dirimo
vitam".
|
Il cuoco Cuciniere (2) mi disse
"vieni qua, porco
che metti sottosopra tutta la casa, girovago e sempre fuggiasco, oggi
porrò fine alla tua vita".
|
Corocotta porcellus dixit: "si qua
feci, si qua
peccavi, si qua vascella pedibus meis confregi, rogo, domine coce,
vitam peto, concede roganti".
|
E il maiale Corocotta disse "se ho
fatto qualche
cosa di male, se ho peccato, so ho rotto dei vasi con i miei piedi, o
signor cuoco, ti chiedo di avere salva la vita, fai questa grazia a chi
ti prega.
|
Magirus cocus dixit: "transi, puer,
affer mihi de cocina cultrum, ut hunc porcellum faciam cruentum".
|
E il Cuciniere disse "vai garzone e
portami un coltello dalla cucina per scannare questo maiale".
|
Porcellus comprehenditur a famulis,
ductus sub
die XVI Kal. Lucerninas, ubi abundant cymae, Clibanato et Piperato
consulibus. Et ut vidit se moriturum esse, horae spatium petiit et
cocum rogavit, ut testamentum facere posset.
|
E il maiale viene afferrato dai servi
il
sedicesimo giorno delle calende di Candelora (3), sotto il consolato
dei consoli Tegame (4) e Speziato quando abbondano le verze. E quando
egli vide che doveva ormai morire, implorò un'ora di tempo e chiese al
cuoco di poter fare testamento.
|
Clamavit ad se suos parentes, ut de
cibariis suis aliquid dimitteret eis. Qui ait:
|
E così chiamò a sé i suoi parenti per
poter lasciar loro le sue cibarie. E così disse:
|
""Patri meo Verrino Lardino do lego
dari glandis
modios XXX, et matri meae Veturinae scrofae do lego dari Laconicae
siliginis modios XL, et sorori meae Quirinae, in cuius votum interesse
non potui, do lego dari hordei modios XXX.
|
""A mio padre Verro de' Lardi do e
lego che siano
dati trenta moggi di ghiande e a mia madre Vetusta Troia (5) do e lego
che siano dati quaranta moggi di segale della Laconia e a mia sorella
Grugnetta (6) , alle cui nozze non potei esser presente, do e lego che
siano dati trenta moggi di orzo.
|
Et de meis visceribus dabo donabo
sutoribus
saetas, rixoribus capitinas, surdis auriculas, causidicis et verbosis
linguam, bubulariis intestina, isiciariis femora, mulieribus lumbulos,
pueris vesicam, puellis caudam, cinaedis musculos, cursoribus et
venatoribus talos, latronibus ungulas. et nec nominando coco legato
dimitto popiam et pistillum, quae mecum attuleram: de Thebeste usque ad
Tergeste liget sibi collum de reste.
|
Delle mia
interiora do e
donerò ai calzolai le setole, ai litigiosi le testine (7), ai sordi le
orecchie, a chi fa continuamente cause e parla troppo la lingua, ai
bifolchi le budella, ai salsicciai i femori, alle donne i lombi (8), ai
bambini la vescica (9), alle ragazze la coda (10), ai finocchi i
musculi (11), ai corridori ed ai cacciatori i talloni, ai ladri le
unghie ed infine al qui nominato cuoco lascio in legato mortaio e
pestello (12) che mi ero portato: da Tebe fino Trieste ci si leghi il
collo usandolo come laccio.
|
Et volo mihi fieri monumentum ex
litteris aureis
scriptum: "M. Grunnius Corocotta porcellus vixit annis DCCCC . XC .
VIIII . S . quod si semis vixisset, mille annos implesset.
|
E voglio che mi sia fatto un
monumento con su
scritto in lettere d'oro: "Il maiale M. Grugno Corocotta visse 999 anni
e mezzo e, se fosse campato ancora sei mesi, sarebbe arrivato a mille
anni". (13)
|
Optimi amatores mei vel consules
vitae, rogo vos
ut cum corpore meo bene faciatis, bene condiatis de bonis condimentis
nuclei, piperis et mellis, ut nomen meum in sempiternum nominetur. Mei
domini vel consobrini mei, qui testamento meo interfuistis, iubete
signari"".
|
Carissimi miei estimatori e
preparatori, chiedo
che con il mio corpo vi comportiate bene e che lo condiate di buoni
condimenti, di mandorle, pepe e miele (14) in modo che il nome mio sia
lodato in eterno. E ordinate al mio padrone e a mio cugino che sono
stati presenti al testamento, di firmarlo.""
|
Lardio
signavit.
Ofellicus signavit.
Cyminatus signavit.
Lucanicus signavit.
Tergillus signavit.
Celsinus signavit.
Nuptialicus signavit. |
Firmato da
Lardone.
Firmato da Bisteccone.
Firmato da Comino.
Firmato da Salsiccio.
Firmato da Coppa. (15)
Firmato da Capocollo.
Firmato da Prosciutto. |
Explicit testamentum porcelli sub die
XVI Kal. Lucerninas Clibanato et Piperato consulibus feliciter.
|
Qui finisce in tutta regola il
testamento del maiale redatto il giorno 16° delle calende di Candelora,
consoli Tegame e Speziato
|
Note
1) La traduzione non è facile perché non
sempre si riesce a comprendere il gioco di
parole. Ma se gli studenti di San Gerolamo ridevano tanto, vuol dire
che ogni parola richiamava loro alla
mente cose spiritose.
Già la ragione del nome Corocotta non è chiara. In latino Corocotta
era, secondo Plinio,
il nome di un animale africano corrispondente ad un tipo di iena e si
ha notizia, in Dione Cassio, di un
bandito spagnolo che si era dato, per l'appunto, il nome (o
soprannome?) di Corocotta e su cui Augusto
aveva posto una taglia di un milione di sesterzi. Pare che questo eroe
della resistenza spagnola abbia
avuto l'ardire di andare a chiedere ad Augusto la taglia su sé stesso,
ottenendo taglia e perdono!
Il cognome Corocotta è comunque attestato da iscrizioni in Spagna ed a
Roma.
È possibile che il cognome ricordasse la frase corium coctum,
cuoio cotto e allora si
potrebbe intendere il nome come "Pellaccia" visto che il cuoio bollito
si indurisce notevolmente; è possibile che si alluda anche alla cotenna.
2) Cocus Magirus: Il cuoco Magiro, ma la parola magirus
indica anch'essa il cuoco.
3) Lucerninas: dovrebbe indicare il "giorno o festa della
lucerne" di cui non di ha notizia. Qualcuno
ipotizza che sia la festa pagana poi divenuta la Candelora al tempo di
Giustiniano e fissata al due
febbraio. Sedici giorni prima fanno il 17 gennaio che corrisponde bene
all'epoca di macellazione dei
maiali e alla presenza di "cymae" (propriamente le cime di rapa, ma
anche verze, broccoli).
4) Clibanato: clibantus indicava un recipiente entro
cui cuocere al forno. Piperatum vuol dire pepato, ma era anche il garum
al pepe
5) Veturinae scrofae: non è chiaro il gioco di parole con
"veturinae" che dovrebbe contenere un
riferimento all'età.
6) Quirinae: altro riferimento oscuro; il termine quiritatio
significava schiamazzi.
7) Capitinas : non riesco a individuare il significato della
parola; qualcuni interpreta come "setole della testa".
8) Lumbulos: i piccoli lombi; il "lombo" maschile in relazione
alla donna è nota allusione erotica.
9) Vescica: pare i che bambini medievali usassero la vescica
per fare dei pallonicini
10) Caudam: l'utilità della "coda" per le ragazze e fin troppo
chiara.
11) I cinedi erano i finocchi dell'epoca e non è chiaro se i
muscoli dovessero servir loro per
apparire meno effeminati o se vi è un altro gioco di parole. Il nome di
"finocchio" deriva, del
resto, con tutta verosimiglianza, dai giochi di parole creati sul nome
latino della verdura "foeniculum",
che poteva suonare come "prestito del culo".
12) Popiam è termine ignoto. Se collegato a pistillum,
dovrebbe voler dire mortaio e la frase
dovrebbe significare, più o meno, che il cuoco doveva legarseli al
collo e andare a morire
affogato. Non si comprende l'espressione "che mi ero portato" e ogni
ipotesi è valida
(che pistillum indichi il pene e popiam lo scroto?).
Da "Tebeste a Tergeste" dovrebbe essere un'espressione del tipo
"dall'Alpi alle Piramidi".
13) Sfugge la battuta; probabilmente parodiava l'iscrizione di
qualche personaggio noto.
14) Nuclei: indica i noccioli o semi; ma non si riesce a
sistemare nella frase con il nominativo plurale.
15) Tergillus, Celsinus, Nuptialicus: sfugge il gioco di
parole; siccome i primi termini indicano prodotti del maiale,traduco
come se le parole si riferissero a parti destinate a far salumi.
Riporto qui una piacevole
versione moderna del "Testamento del maiale" a riprova della popolarità
che l'argomento ha mantenuto nei secoli.
Io peccatore e lurido maiale
devo morire perché è Carnevale,
ma prima che sia morto e scenda all'orco,
sentite che vi dice questo porco!
Al sindaco, che conoscete tutti,
gli lascio i miei buonissimi prosciutti
perché‚ per tutto l'anno, inverno e estate,
si faccia le sue solite pappate.
Poi lascio al segretario comunale
il mio grugnante grifo di maiale,
perché lo ficchi sempre dappertutto,
e s'ingozzi e non resti a becco asciutto.
Lascio il mio fiele al medico
condotto,
perché ci faccia un utile decotto,
da dare come cura ai suoi malati,
finché alla fine non li avrà spacciati.
Al parroco gli lascio la
ventresca,
che gli ricordi la sua bella tresca
con la moglie del povero speziale,
al quale lascio in dote un bel guanciale,
su cui possa dormire sonni tranquilli,
senza mettersi in testa certi grilli!
Infine lascio il resto del mio
corpo,
a chi gradisce e apprezza questo porco,
che fra salsicce, sfrizzoli e prosciutto
non se ne spreca niente, è buono tutto!
Così io vi farò peccar di gola
anche da morto,
basta la parola.
Fra salsicce, salami e bei prosciutti
uno per uno vi accontento tutti!
Home
|